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Calcio: la Lega Serie A pensa a due media company per gestire i diritti tv
Una fase del derby tra Milan e Inter, prime due classificate dello scorso campionato

Caos diritti tv? Così le squadre provano a gestirli in proprio

La spinosa questione dei diritti tv del calcio continua a tenere banco. Dopo le polemiche sull’aumento delle tariffe da parte di Dazn e il “contropiede” di Tim Vision, le società di Serie A intendono dare vita a due media company, per gestire al meglio quello che rappresenta il principale asset del pallone: la sua spendibilità in tv.

La scelta dei due nuovi soggetti, spiega MF - Milano Finanza, nasce da una strategia nella quale la prima new-co sarebbe la titolare al 100% dei diritti televisivi, mentre la seconda si occuperebbe della distribuzione. Dal punto di vista della governance, la differenza fondamentale è che la prima media company sarebbe controllata al 100% dalla Lega Serie A (seppure con un’amministrazione), mentre la seconda sarebbe aperta all’ingresso di altri soci.

In questo modo, le squadre di calcio puntano a riaprire le trattative con tutti i fondi di private equity interessati all’operazione, ma senza perdere la titolarità dei diritti. Se questa è la nuova priorità del calcio italiano, che non sta passando il miglior momento della sua storia, sullo sfondo rimane la questione della vendita dei diritti in Medio Oriente e Africa: diverse società di Serie A sono infatti perplesse di fronte all’ipotesi di vincolarsi per cinque anni con Abu Dhabi, che ha messo sul piatto un’offerta da cinque milioni di euro a stagione.

Anche esercitando la facoltà di recesso da parte delle squadre dopo i primi tre anni, infatti, permane un disallineamento rispetto alle concessioni per l’Italia e altri mercati internazionali, che giungeranno a scadenza nel giugno 2025. Per allora, la Serie A intende creare non solo le due media company, ma anche il corporate media più volte annunciato e sempre rinviato: una tv ufficiale della Lega che potrebbe far terra bruciata dei player al momento in corsa.

Strategie complesse e tuttavia necessarie per centrare un obiettivo difficile: colmare il gap che vede l’Italia solamente quarta in Europa per il valore dei diritti televisivi del campionato nazionale, nettamente superata non solo dalla capoclassifica, la Premier League inglese, ma anche dalla Liga spagnola e della Bundesliga tedesca. E il crollo della nazionale azzurra, con il secondo flop mondiale consecutivo, di certo non aiuta a rilanciare l’immagine del nostro calcio.

 

 

 

 

 

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